Il GSE sta intensificando le attività di controllo e ispezioni sugli impianti fotovoltaici. A quale finalità risponde secondo voi questo comportamento?
«Indubbiamente c’è la volontà di individuare tutti quei soggetti produttori che non hanno rispettato le regole, tuttavia dovrebbe essere considerato nelle politiche che ispirano i controlli che un eccessivo formalismo rischia di non tenere conto degli errori incolpevoli dovuti alla complessità normativa del settore e di vanificare lo sforzo effettuato per costruire una significativa potenza di generazione fotovoltaica».
Oltre ad un maggior numero di verifiche, sembra che il GSE abbia aumentato anche la severità, con il rischio di colpire anche chi è incorso in errori fatti in buona fede. Qual è la vostra opinione?
«Purtroppo la normativa sulle verifiche stabilita dal DM 31 gennaio 2014 prevede un arco di casi molto ampio in cui viene dichiarata la decadenza dagli incentivi. Tale disciplina attualmente viene interpretata sia del GSE che della giurisprudenza amministrativa senza considerare se l’errore dell’operatore poteva o meno essere dovuto alla complessità della disciplina, alla farraginosità delle procedure autorizzative e al fatto che molti aspetti si sono chiariti agli operatori solo successivamente all’entrata in esercizio degli impianti. Abbiamo assistito a molti casi in cui errori “formali” commessi in completa buona fede e inconsapevolezza dai produttori hanno portato al decadimento o alla rimodulazione degli incentivi, portando a situazioni molto spiacevoli, a volte tragiche, con aziende messe in ginocchio dalla revoca dell’incentivo.
Probabilmente un’analisi non singola, ma collettiva della frequenza di questi casi e dei pregiudizi che si possono creare per l’interpretazione rigorosa della normativa, può contribuire ad una maggiore attenzione al problema. Italia Solare, all’interno del proprio portale www.italiasolare.eu, sta per avviare un censimento di questi casi, in modo da poter attivare un’interlocuzione con il GSE che consenta di mitigare in base ai principi di ragionevolezza e proporzionalità l’interpretazione letterale della disciplina».
Ad esempio?
«Sarebbe giusto e corretto auspicare un aggiornamento normativo che porti a delle pene amministrative per errori involontari o secondari, com’è altrettanto giusto punire chi ha cercato di frodare il sistema. Ricordiamo che gli incentivi sono erogati dal Gestore dei Servizi Energetici per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia secondo direttive europee orientate al raggiungimento di obiettivi di produzione di energia da font rinnovabile. I soggetti responsabili, per la maggior parte PMI, hanno accolto questa sfida negli anni del Conto Energia per realizzare impianti autofinanziandosi. Se si parte da questo principio è del tutto iniquo a distanza di 5-10 anni revocare una tariffa, accompagnando il soggetto produttore nella maggior parte dei casi al dissesto finanziario, per la mancanza di un timbro, di un documento o per una data sbagliata».
Spesso si sente parlare di rischio fallimento a seguito di ispezione che ha riscontrato delle violazioni e che quindi ha sospeso gli incentivi. È un rischio diffuso?
«Abbiamo già avuto casi di aziende fallite a causa della revoca dell’incentivo. Se pensiamo ad una revoca totale, ad un mutuo in essere e all’obbligo di restituire tutte le somme già percepite capiamo che il rischio di un potenziale fallimento è veramente molto alto, spesso anche solo la rimodulazione parziale porta inesorabilmente al fallimento per la conseguente minore liquidità disponibile».
Riferendosi agli impianti fotovoltaici, dai dati del GSE risulta che gli indebiti accertati nel 2016 siano 6 volte quelli del 2014, a fronte di un numero di verifiche aumentato solo del 10%. Qual è il motivo?
«Per il GSE, come pure per i soggetti produttori, l’attività ispettiva è stata una novità. Le prime ispezioni e le prime verifiche documentali venivano eseguite con poca o a volte nessuna esperienza. A detta proprio degli ispettori nel tempo è cresciuta l’esperienza e, come si dice, “l’occhio” per individuare gli errori.
Altro dato che risulta sicuramente oggettivo è che il GSE sta aumentando l’efficacia e l’efficienza dei controlli analizzando per primi quelle istanze di incentivazioni con maggior probabilità di riscontrare anomalie.
Altri aspetti che possono aiutare a capire meglio la maggior “efficacia” dei controlli del GSE sono due. Il primo: dall’avvento del decreto controlli le ispezioni vengono eseguite anche solo documentali da remoto, quindi significa che anche solo dai documenti il GSE riesce a trovare errori senza neanche recarsi sull’impianto. Il secondo: oggi il GSE riesegue verifiche ispettive anche su impianti già controllati prima del decreto controlli, a dimostrazione che essendo aumentata l’esperienza vogliono ricontrollare anche gli impianti già visti.
Certamente comunque questo incremento delle revoche degli incentivi rischia di compromettere i risultati delle politiche di supporto e di diminuire (anziché aumentare come sarebbe auspicabile) l’energia non inquinante prodotta. Speriamo che quindi, con il supporto del GSE e sulla base delle indagini statistiche che Italia Solare si appresta a elaborare, si riesca a effettuare una analisi critica della situazione attuale che porti a rimodulare secondo principi di proporzionalità e ragionevolezza gli esiti delle verifiche».
In conclusione, qual è la vostra opinione sul modo in cui il GSE sta svolgendo le attività di verifica sugli impianti fotovoltaici?
«Indubbiamente l’attività ispettiva è giusta nel momento in cui tutela tutti i soggetti che hanno operato correttamente e quando va a colpire tutti quelli che hanno lavorato non correttamente fino a compiere vere e proprie frodi.
Ricordiamoci che nella convenzione stipulata con il GSE abbiamo tutti firmato di accettare la verifica postuma della correttezza dei dati dichiarati sulla documentazione fornita in sede di allaccio dell’impianto.
Premesso quindi che riteniamo giusta l’attività, vi è però secondo noi la necessità di aggiornare i processi di verifica andando a distinguere nelle conseguenze pregiudizievoli i casi di errore da quelli di dolo e studiando adeguate misure per evitare che il vantaggio derivante dal recupero degli incentivi non risulti alla fine minore rispetto al pregiudizio causato dall’abbandono e dismissione degli impianti, evento spesso inevitabile quando il produttore, privato delle attese tariffe incentivanti, fallisce o comunque non è più in grado di munutenere l’impianto».