24 Giugno 2021

Irena: Fer più economiche delle fonti fossili

Nel 2020, la percentuale di energia rinnovabile che ha toccato costi più bassi rispetto ai combustibile fossile più economici è raddoppiata, come indica un nuovo rapporto dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA). Nel 2020, il 62% della produzione totale di energia rinnovabile aggiunta, pari a 162 gigawatt (GW), ha registrato costi più bassi del più economico nuovo combustibile fossile.

Il Renewable Power Generation Costs in 2020 mostra come i costi per le tecnologie rinnovabili hanno continuato a scendere significativamente anno dopo anno. L’energia solare a concentrazione (CSP) è scesa del 16%, l’eolico onshore del 13%, l’eolico offshore del 9%e il solare fotovoltaico del 7%. Con i suoi costi ridottibassi, le energie rinnovabili battono sempre più anche gli attuali costi operativi del carbone. Le oramai più economiche rinnovabilioffrono ai paesi sviluppati e in via di sviluppo unaragione di per se’ sufficiente ad eliminare progressivamente il carbone verso un’economia a impatto zero. Le nuove aggiunte di progetti riguardanti le energie rinnovabili di Just 2020 faranno risparmiare alle economie emergenti fino a 156 miliardi di dollari nel corso della loro vita.

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“Oggi, le rinnovabili rappresentano la fonte di energia più economica”, ha affermato il Direttore Generale di IRENA, Francesco La Camera. “Le energie rinnovabili offrono ai paesi legati al carbone un programma di eliminazione graduale economicamente allettante che assicura loro di soddisfare la crescente domanda di energia, risparmiando costi, aumentando i posti di lavoro, stimolando la crescita e rispettando gli obiettivi climatici. Mi sento incoraggiato dal fatto che sempre più paesi scelgono di alimentare le loro economie con le energie rinnovabili e decidono di seguire il percorso di IRENA per raggiungere l’obiettivo di impatto zero entro il 2050″.

“Siamo ben oltre il culmine del carbone”, ha continuato La Camera. “Dopo l’ultimo impegno assunto dal G7 teso a raggiungere l’impatto zero e arrestare il finanziamento globale del carbone all’estero, per il G20 e le economie emergenti è giunto il momento rispondere adeguatamente a queste misure. Non possiamo permettere di avere un doppio binario per la transizione energetica dove alcuni paesi diventano rapidamente verdi e altri rimangono intrappolati nel sistema basato sui fossili del passato. La solidarietà globale sarà cruciale, dalla diffusione della tecnologia alle strategie finanziarie, fino al sostegno degli investimenti. Dobbiamo essere sicuri che tutti possano beneficiare della transizione energetica”.

I progetti riguardanti le energie rinnovabili aggiunti l’anno scorso ridurranno i costi nel settore dell’elettricità di almeno 6 miliardi di dollari all’anno nei paesi emergenti, se confrontato all’aggiunta della stessa quantità di generazione da combustibile fossile. Due terzi di questi risparmi verranno dall’eolico onshore, seguito dall’idroelettrico e dal solare fotovoltaico. I risparmi sui costi vanno adaggiungersi ai benefici economici e alla riduzione delle emissioni di carbonio. Pertanto, i 534 GW di capacità rinnovabile aggiunta nei paesi emergenti dal 2010 a costi inferiori rispetto all’opzione più economica del carbone stanno riducendo i costi dell’elettricità di circa 32 miliardi di dollari ogni anno.

Il decennio 2010-2020 ha visto un netto miglioramento della competitività delle tecnologie solari ed eoliche con il CSP, l’eolico offshore e il solare fotovoltaico che si sono affiancati all’eolico onshore nella gamma dei costi per la nuova capacità di combustibili fossili, via via surclassandoli. In dieci anni, il costo dell’elettricità dal solare fotovoltaico su scala industriale è sceso dell’85%, quello del CSP del 68%, dell’eolico onshore del 56%e del 48%per l’eolico offshore. Oggi, con prezzi d’asta record di 1,1- 3 centesimi di dollari per kWh, il solare fotovoltaico e l’eolico onshore continuano a battere anche la nuova opzione più economica del carbone senza alcun sostegno finanziario.

Il rapporto di IRENA mostra inoltre che le nuove energie rinnovabili superano le centrali a carbone esistenti anche per quanto riguarda i costi operativi, rendendo l’energia prodotta dal carbone sempre più antieconomica. Negli Stati Uniti, per esempio, 149 GW o il 61% della capacità totale di carbone costa più della nuova capacità rinnovabile. Mandare in pensione e sostituire questi impianti con le energie rinnovabili comporterebbe una riduzione della spesa di 5,6 miliardi di dollari all’anno e un risparmio di 332 milioni di tonnellate di CO2, con una riduzione di un terzo delle emissioni del carbone negli Stati Uniti. In India, 141 GW di carbone installato sono più costosi della nuova capacità rinnovabile. In Germania, nessuna centrale a carbone esistente ha costi operativi più bassi della nuova capacità solare fotovoltaica o eolica onshore.

A livello globale, oltre 800 GW di energia a carbone esistente costano più dei nuovi progetti solari fotovoltaici o eolici onshore commissionati nel 2021. Dismettere questi impianti consentirebbe la riduzione dei costi di produzione di energia fino a 32,3 miliardi di dollari all’anno e di evitare circa 3 giga-tonnellate di CO2 all’anno, corrispondenti al 9% delle emissioni globali di CO2 legate all’energia nel 2020 o al 20% della riduzione delle emissioni necessaria entro il 2030 per una transizione climatica di 1,5°C delineata nel World Energy Transitions Outlook di IRENA.

Le prospettive fino al 2022 vedono i costi globali dell’energia rinnovabile scendere ulteriormente, con una discesa dell’eolico onshore del 20-27 per cento rispetto alla nuova opzione di generazione a carbone più economica. Il 74% di tutti i nuovi progetti solari fotovoltaici commissionati nei prossimi due anni, acquisiti in modo competitivo attraverso aste e gare d’appalto, avranno un prezzo di aggiudicazione inferiore alla nuova energia a carbone. La tendenza conferma che le energie rinnovabili a basso costonon solo sono l’asse portante del sistema elettrico, ma permetteranno anche l’elettrificazione in settiru come i trasporti, gli edifici e l’industria, sbloccando al contempo l’elettrificazione indiretta competitiva con l’idrogeno rinnovabile.