I programmi elettorali dei principali partiti politici italiani in materia di energia sono generalmente piuttosto vaghi, e solo in rari casi sono corredati da stime di costi degli interventi e di compatibilità con il bilancio pubblico. Spesso non è chiaro quali interventi siano considerati necessari nell’immediato per affrontare l’emergenza e quali abbiano un orizzonte di più lungo periodo, per garantire la transizione energetica e il rispetto degli obiettivi europei sulla riduzione dell’emissione di gas tossici. Va anche detto che lo spazio dedicato al tema nei programmi dei diversi partiti è anche molto diverso, il che a sua volta si riflette sul grado di elaborazione delle proposte. Si va dalle 16 pagine del programma della Lega ad una sola slide per il programma del Movimento 5 Stelle. Ciò nonostante, alcuni punti interessanti emergono dall’analisi dei diversi programmi (si veda la Tav. 1).
Alcune misure in materia di energia sono comuni a tutti i principali partiti: a) l’introduzione di un tetto massimo al prezzo del gas; b) la sostituzione dei combustibili fossili con un maggior utilizzo delle energie rinnovabili; c) l’efficientamento energetico; d) gli aiuti economici alle famiglie e imprese più colpite dall’aumento del prezzo dell’energia. Sulle altre questioni ci sono forti divergenze: a) la creazione di nuovi rigassificatori; b) nuove trivellazioni; c) l’opportunità di trovare fornitori di gas per la completa sostituzione del gas russo; d) l’utilizzo dell’energia nucleare; e) la creazione di nuovi termovalorizzatori; g) gli incentivi edilizi per l’efficientamento energetico. Per quanto riguarda le coperture e i costi, soltanto un partito ha quantificato, seppur parzialmente, le sue proposte.