I Paesi sono ancora troppo lontani dagli obiettivi di riduzione dell’innalzamento della temperatura. Questa la sentenza lapidaria che mette in luce come quanto stabilito dagli Accordi di Parigi sia ancora oggi una chimera, siamo lontani dal contenere il riscaldamento globale e in vista del 2025, anno in cui bisognerà fare un resoconto delle strategie adottate al fine di contenere l’innalzamento della temperatura, le nazioni stanno identificando le traiettorie possibili per non bucare la scadenza. A raccogliere i dettagli della situazione attuale l’inventario denominato Global Stocktake, in cui l’uomo viene identificato come principale responsabile del cambiamento climatico: ridurre le emissioni climalteranti del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto al 2019 al fine di raggiungere emissioni nette zero al 2050 per mantenere raggiungibile l’obiettivo di +1,5°C è quando consigliato.
Tra quanto ribadito nel documento fondamentale è lo scostamento dall’utilizzo dei combustibili fossili anche se non vi è più traccia del “i Paesi devono” e sparisce anche “i Paesi dovrebbero”, e si passa a un molto più blando “la COP richiama i Paesi verso politiche che”, più debole rispetto le precedenti raccomandazioni ma che comunque ricordano l’importanza di allontanarsi dalle fonti fossili per la produzione di energia.
Interessante la decisione di avviare, sotto la guida delle Presidenze di COP28, COP29 e COP30 una serie di attività (“Roadmap per la Missione 1.5“) per migliorare la cooperazione internazionale e stimolare l’ambizione nel prossimo ciclo di contributi nazionali determinati (NDC), con l’obiettivo di “migliorare la qualità della vita delle persone” nell’ambito degli obiettivi dell’Accordo di Parigi e in particolare di quello sul mantenimento di traiettorie compatibili con +1.5°C. Un percorso che sarà interessante seguire, in vista di un coordinamento tra una Presidenza uscente, una entrante quasi a sorpresa (Azerbaigian) e una, quella brasiliana del 2025, che dovrebbe portare un diverso tono ai negoziati.
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