22 Agosto 2024

Rinnovabili in Sardegna: la lotta si basa su false credenze

La Sardegna è la regione con il più alto rapporto di emissioni di CO2 per abitante, dove il 75% dell’energia è prodotto oggi da fonti fossili, tra cui due centrali a carbone ancora funzionanti. Nonostante tutto i sardi sono preoccupati sugli effetti che le rinnovabili potrebbero avere su un territorio dalla indiscutibile bellezza.

Al momento la neoeletta presidente della regione, Alessandra Todde, decide con una moratoria di 18 mesi di prendere un momento di pausa per ridefinire le regole del gioco. Nel frattempo il governo nazionale stabilisce con il Decreto aree idonee le regole (piuttosto restrittive per i nuovi impianti di produzione di energia) valide per tutto il Paese da cui le Regioni dovranno partire.

Secondo “Avvenire” lo scontro in atto per bloccare la crescita delle rinnovabili in Sardegna è inutile “perché fondato sul principio infondato che in Sardegna non sia possibile conciliare l’interesse del paesaggio e delle prospettive economiche dei vari settori con quello della transizione ecologica” si legge nell’articolo pubblicato online.

“È falso ad esempio che la crescita delle rinnovabili avverrebbe a scapito di agricoltura e pastorizia e attraverso il rischio di espropri dei terreni. I progetti fotovoltaici ed agrivoltaici possono essere presentati in autorizzazione solo dietro un titolo di proprietà. In tutti i casi i proprietari dei terreni sardi sono ben contenti di poter ospitare dei progetti di questo genere sulle loro terre visto che, se si tratta di terreni produttivi, la normativa parla chiaro: essi devono continuare a produrre prodotti agricoli, pena decadimento dei titoli autorizzativi per gli impianti energetici.” si continua a leggere nell’articolo “Peraltro, sono molti i pastori che ad oggi in Sardegna stanno abbandonando i loro terreni sia a causa della crisi climatica che della difficoltà di reperire manodopera specializzata per portare avanti l’azienda. Gli impianti fotovoltaici possono in questo contesto rappresentare un’integrazione di reddito fondamentale per la sopravvivenza delle aziende.”

 

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