Pv magazine: In questo momento il governo italiano non sta dando troppo spazio alle esigenze e alle richieste del mondo del fotovoltaico, sbaglio? Allo stesso tempo, però, anche alcune Regioni si oppongono alle installazioni fotovoltaiche. Ci sono delle differenze regionali? Potreste spiegare come e perché, mentre le recriminazioni di alcune Regioni sono del tutto legittime, altre Regioni stiano semplicemente politicizzando questo trend, senza per altro fare il bene della popolazione locale?
Italia Solare: Stiamo vivendo un momento di grave incertezza. Ne abbiamo vissuti molti – la strada dello sviluppo del fotovoltaico è costellata da ostacoli – ma questo è di impatto potenzialmente gravissimo. Il dibattito sul fotovoltaico è ormai concentrato sul presunto (sottolineo presunto) impatto sull’agricoltura e sul paesaggio, mentre passa del tutto sotto silenzio la funzione del fotovoltaico per assicurare energia a costi bassi e stabili a famiglie e imprese.
Le istituzioni si muovono senza una direzione di marcia: pochi mesi fa è stata approvata una norma che aiuta le imprese energivore mediante anticipazione di energia da rinnovabili, competitiva e stabile, che poi devono restituire realizzando impianti rinnovabili. Ma poi arriva il decreto legge Agricoltura, con un blocco generalizzato degli impianti a terra (i più economici) in aree classificate agricole: si badi bene, non aree pregiate o usate dall’agricoltura, ma genericamente classificate agricole, che, come si sa, includono aree di scarsissimo pregio per le coltivazioni, per altro mai censite e per questo si naviga nella totale incertezza. Senza trascurare che il DL Agricoltura si porta dietro un serio problema di credibilità per il Paese. Il fatto che si mettano in discussione le procedure già avviate per l’autorizzazione di impianti fotovoltaici, mina la serietà di una nazione dove ci sono imprenditori che da anni lavorano su progetti – affrontando iter burocratici tortuosi, con tempistiche mai rispettate – e che improvvisamente si vedono cancellati per decreto i loro sforzi e i loro investimenti.
Sia chiaro: noi non chiediamo e non vogliamo che si sottraggano aree utili alle coltivazioni. Chiediamo solo che si governi il sistema e l’ordinata diffusione del fotovoltaico, decidendo cosa e dove si può realizzare. Lo strumento è previsto dalla legge e si chiama individuazione delle aree idonee. Ebbene, con oltre due anni di ritardo, il decreto è in arrivo ma, a quanto ne sappiamo, si è deciso di non decidere: tutto viene demandato alle singole Regioni. Il rischio ora è che ci si troverà in una giungla normativa, dove ogni Regione definisce e applica i suoi criteri per individuare le aree idonee. I primi segnali sono, ancora una volta, di freno al fotovoltaico per il presunto impatto e di totale disinteresse per la funzione dello stesso fotovoltaico per contenere i costi dell’energia. Come associazione stiamo facendo le opportune analisi, per poi fornire un fattivo supporto alle Regioni nell’individuazione delle aree idonee, e con alcune di esse abbiamo già aperto un dialogo costruttivo.
Comprendiamo bene le posizioni di alcune Regioni che, a fronte di uno spropositato numero di richieste di connessione hanno deciso di fermarsi, fare il punto e definire dei criteri. Italia Solare ha già segnalato al Parlamento, nel corso dell’audizione sul DL Agricoltura, che sono numeri irrealistici, che suggeriscono la necessità di adottare filtri e criteri di accesso e selezione più stringenti. A fine marzo avevamo 336 GW di richieste di connessione all’alta tensione, riferite comunque a tutte le rinnovabili compreso l’eolico offshore: il 68% di queste richieste sono solo in Sicilia, Puglia e Sardegna, il che rende ancora più evidente che si tratta di numeri poco realistici. Le Regioni del nord sono quelle dove c’è la richiesta più bassa, mentre in queste aree la domanda energetica è maggiore. Siamo convinti, anche alla luce del passaggio dal Prezzo Unico Nazionale (PUN) al Prezzo Zonale (PZ), che le Regioni del Nord hanno tutto l’interesse a favorire la diffusione del fotovoltaico a basso costo.
In ogni caso, è necessario fare un distinguo importante: una cosa sono le richieste di connessione, un’altra sono invece gli impianti che, al termine di un tortuoso iter autorizzativo, vedranno la luce ed effettivamente saranno connessi alla rete elettrica. Giusto per dare idea dei numeri: in Sardegna, ad esempio, ci sono 23 GW di richieste di connessione per impianti fotovoltaici, ma ci risultano autorizzati e non ancora in esercizio circa 500-600 MW, mentre sembra siano in corso di procedimento progetti per circa 6500 MW.
Leggi l’intervista su Pv magazine