28 Maggio 2024

Cambiamenti climatici: la posizione dei partiti italiani in vista delle elezioni europee

Manca ormai poco alle elezioni europee e i partiti politici hanno consegnato i loro programmi, chiarendo molti dubbi in merito alla posizione nei confronti dei provvedimenti che hanno intenzione di intraprendere nella lotta contro i cambiamenti climatici.

Da un lato, i partiti di destra che sostengono il governo Meloni vogliono una revisione del Green Deal europeo, con cui l’Unione europea ha fissato l’obiettivo di diventare entro il 2050 «il primo continente a impatto climatico zero». Dall’altro lato, ci sono alcuni partiti dell’opposizione – ma non tutti – che difendono il Green Deal e chiedono di adottare misure e obiettivi climatici ancora più ambiziosi. L’unica lista elettorale che nel suo programma non cita mai la lotta ai cambiamenti climatici è “Libertà”, guidata da Cateno De Luca e composta da 19 tra partiti e movimenti politici.

Partiamo dai tre partiti che hanno la maggioranza in Parlamento: Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Il partito di Giorgia Meloni cita esplicitamente nel suo programma la crisi climatica, dicendo che gli agricoltori sono una risorsa preziosa per affrontarla. Secondo Fratelli d’Italia, però, bisogna “rivedere la normativa sul ripristino della natura per non penalizzare l’agricoltura e l’allevamento” e, più in generale, bisogna cambiare le “eco-follie del Green Deal”. “Vogliamo cambiare queste regole e creare le condizioni per salvaguardare l’ambiente, rendendo le nostre imprese più sostenibili e competitive”, si legge nel programma di Fratelli d’Italia, “il raggiungimento degli obiettivi climatici deve essere economicamente e socialmente sostenibile, senza approcci ideologici, obiettivi irraggiungibili e oneri sproporzionati per cittadini e imprese”. Tra i vari impegni presi, Fratelli d’Italia vuole “modificare radicalmente la direttiva sulle case green” e “cancellare il blocco alla produzione di auto a motore endotermico dal 2035”.

Secondo la Lega, il partito di Matteo Salvini, è “urgente affrontare le politiche climatiche con maggior pragmatismo per evitare di de-industrializzare” l’Unione europea. Le stesse posizioni sono espresse da Forza Italia: nel suo programma il partito guidato da Antonio Tajani,  dice che bisogna passare “da un Green Deal ideologico a un Green Deal realistico”. “Occorre rivedere il pacchetto di iniziative che rischia di danneggiare settori chiave della nostra economia, dall’automotive alla casa, dalla siderurgia all’agricoltura, e di avvantaggiare avversari strategici come la Cina”, sostiene Forza Italia, senza entrare però nei dettagli delle sue proposte.

Il Green Deal non è criticato solo dai partiti al governo. Per esempio la lista “Azione-Siamo Europei”, di cui fanno parte il partito di Carlo Calenda e altri otto tra partiti e movimenti politici, contesta nel suo programma le politiche climatiche adottate dall’Ue negli ultimi anni. Secondo Azione, è necessario “riformare la tabella di marcia del Green Deal”, accusato di poggiare su “un forte impianto ideologico”. Tra le altre cose, Calenda e i suoi alleati propongono di rinviare almeno al 2035 gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra attualmente fissati al 2030 e di rifiutare ulteriori innalzamenti dei target di decarbonizzazione.

“Ogni Stato deve poter scegliere il mix energetico low-carbon più efficace sulla base delle proprie caratteristiche e di analisi costi-benefici”, si legge nel programma di Azione, che è tra i partiti più favorevoli al ritorno della produzione di energia nucleare in Italia, così come il suo ex alleato Italia Viva. Il partito di Matteo Renzi, però, parteciperà alle elezioni europee nella lista “Stati Uniti d’Europa”, insieme a Più Europa, con cui ha idee diverse proprio per quanto riguarda le politiche da adottare nella lotta ai cambiamenti climatici (per esempio, Più Europa è favorevole alla ricerca sul nucleare, non alla costruzione di nuove centrali). Con tutta probabilità, è per questo motivo che le 14 pagine del programma degli “Stati Uniti d’Europa” citano solo una volta la lotta al cambiamento climatico. Quest’ultima va sì proseguita – scrive la lista – ma ispirandosi a un principio di ragionevolezza e gradualità, tutelando allo stesso tempo l’industria e i posti di lavoro.

 

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