2005–2015: i 10 anni di QE corrispondono ai 10 anni in cui il fotovoltaico ha vissuto uno sviluppo straordinario, passando da poche decine di MWp installati a oltre 18.600 MWp.
E’ il risultato degli incentivi del Conto Energia, che vengono sempre associati solo ai costi e quasi mai ai benefici generati, tra cui riduzione del prezzo degli impianti da 6-8 mila €/kWp a 1,3-2 mila €/kWp e 9% circa di copertura della domanda elettrica nazionale, con pari riduzione di energia da fonte fossile.
Tra i benefici c’erano anche oltre 100mila posti di lavoro, molti dei quali per giovani con elevata professionalità. Ora non ci sono più, perché il governo Monti prima e, a livelli record, il governo Renzi oggi han deciso di privilegiare le fonti fossili affossando in ogni modo possibile le fonti rinnovabili, in barba alle preoccupazioni sui cambiamenti climatici.
Un accanimento straordinario, culminato con i tagli retroattivi degli incentivi nel 2014 e che sta raggiungendo il suo apice oggi con la riforma delle tariffe elettriche per i consumatori domestici: il taglio della quota variabile delle tariffe non fa altro che sostenere le lobby del fossile e impedire al fotovoltaico di tornare a crescere.
Quando il presidente dell’Autorità dell’Energia nel 2015 dichiara “Non dobbiamo porci il problema dello spreco di energia. Evitare gli sprechi di energia e non far sì che il consumatore aumenti i consumi è da cambiare” tutto è chiaro e non si può che sperare che tutto cambi, a cominciare dalle persone.