Comunicato stampa
Decreto FER 2018-2020, le osservazioni di ITALIA SOLARE
Un buon punto di partenza, ma mancano provvedimenti strutturali per lo sviluppo del fotovoltaico
Italia, 3 maggio 2018 – Lo schema di Decreto per l’incentivazione delle rinnovabili nel triennio 2018-2020 non può essere considerato l’elemento cardine per lo sviluppo del fotovoltaico in Italia, ma un provvedimento complementare a una serie di diverse misure necessarie da attuare, in linea con il Clean Energy Package della Commissione Europea. È quanto scrive ITALIA SOLARE in una lettera contenente le proprie osservazioni al testo del Decreto, indirizzata al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, al ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, al presidente dell’ARERA Guido Bortoni e al presidente del GSE Francesco Sperandini.
Secondo l’associazione i veri driver dello sviluppo del fotovoltaico e della generazione distribuita sono l’allargamento delle configurazioni multiutenza per le utenze alimentate da fonti rinnovabili in sito, l’abilitazione degli aggregatori e tariffe di rete cost-reflective per lo sviluppo dei modelli di autoconsumo. Anche l’apertura alle rinnovabili del mercato dei servizi di rete e di dispacciamento rappresenta una condizione necessaria per creare i presupposti per una maggiore diffusione degli impianti fotovoltaici. Non solo, il quadro normativo deve prevedere anche meccanismi di supporto al fotovoltaico come strumento di efficienza (certificati bianchi), la facilitazione dei processi autorizzativi per gli impianti fotovoltaici non incentivati che includa anche un sistema di valutazione preordinato per la VIA che consenta di velocizzare i tempi. Tutti elementi indispensabili nell’ambito di un quadro di provvedimenti volti a creare condizioni eque di competitività per le rinnovabili nel mercato dell’energia.
“Nel Decreto in oggetto mancano a nostro avviso una serie di provvedimenti strutturali utili a completare il quadro normativo di riferimento per raggiungere gli obiettivi proposti nella Strategia Energetica Nazionale e come associazione abbiamo ritenuto doveroso sottolineare tale criticità”, spiega Paolo Rocco Viscontini, Presidente di ITALIA SOLARE.
In particolare il decreto risulta carente in tema di autoconsumo e mobilità elettrica, non avendo previsto per questi due aspetti dei premi specifici. Allo stesso modo mancano strumenti incentivanti per la rimozione e la bonifica dell’amianto che contemplino almeno vantaggi analoghi a quelli previsti per l’installazione di impianti fotovoltaici in cave, discariche e aree da bonificare. A tale proposito l’associazione propone di incentivare, anche parzialmente, l’energia auto-consumata nel caso in cui l’amianto venga rimosso e correttamente smaltito.
In tema di installazione di grandi impianti fotovoltaici a terra, ITALIA SOLARE ritiene che la loro pianificazione debba essere fatta di concerto con le Regioni e Terna attraverso la definizione di piani di sviluppo territoriale energetico/ambientale che contemplino in maniera adeguata l’installazione di tali impianti sulla base della domanda di energia.
L’associazione pone l’attenzione su alcuni temi specifici, quali l’utilizzo delle aree agricole per l’installazione di impianti FV che dovrebbe prevedere anche il coinvolgimento delle Regioni tramite un provvedimento separato dedicato alla pianificazione energetico/ambientale.
Sempre in ambito agricolo l’associazione ritiene opportuno che i capannoni agricoli debbano essere inseriti nella lista dei “siti” dove poter installare impianti FV che beneficiano dei provvedimenti previsti dal Decreto. Allo stesso modo l’utilizzo di aree da bonificare per l’installazione di impianti FV rappresenta un’ottima opportunità per il risanamento ambientale di siti inquinati, ma è necessaria un’attenta mappatura di tali aree e deve essere garantita la messa in sicurezza ambientale contestualmente all’installazione degli impianti FV.
ITALIA SOLARE ritiene necessario escludere gli impianti FV sotto i 100 kWp di potenza dagli incentivi in conto produzione previsti dal Decreto in quanto la presenza di scadenze per fare delle richieste di incentivo rischia di danneggiare il mercato.
Per quanto riguarda l’accesso agli incentivi tramite i registri, l’associazione ritiene che per il primo bando debbano essere previsti almeno 6 mesi dalla data di pubblicazione del Decreto in Gazzetta Ufficiale. Inoltre il contingente di impianti del gruppo A ammessi a ogni singolo bando dovrebbe essere almeno raddoppiato e in caso di non saturazione del registro dovrebbe essere previsto lo scorrimento della graduatoria senza che si passi ad altra tecnologia.
Infine i contratti a termine (PPA) rappresentano senza dubbio uno strumento molto interessante per lo sviluppo del fotovoltaico, ma la piattaforma di mercato per la negoziazione dei PPA di energia da rinnovabili dovrà essere un supporto all’accesso ai meccanismi di mercato e non sostitutiva dello stesso.