Un intero settore affronta il problema non solo delle inadempienze e delle relative multe-decurtazioni, ma anche di una ripresa della fiducia, per continuare a fare crescere la produzione di energia pulita.
Elena Giordano
Irregolarità, sanzione (decurtazione tra il 20% e l’80% degli incentivi): in un Paese dalla burocrazia imperante, pare che uno dei settori più “attenzionati”, con quel che comporta, sia quello degli impianti fotovoltaici installati da aziende e privati.
Non si può parlare di controlli “sospetti”, ma certamente gli operatori del settore, e coloro che desiderano che l’energia pulita prenda sempre più piede, sono perplessi. A prendere la parola sul tema è Paolo Rocco Viscontini, presidente dell’associazione ITALIA SOLARE.
A guardare i numeri dello scorso anno, si scopre che le ispezioni a cura del Gestore Servizi Energetici sono cresciute in numero del 19% rispetto al 2016 (ispezioni del 2017: 5.260). Ugualmente, la quota percentuale di esiti negativa è salita di molto, dal 30% circa del 2016 all’attuale 54,7%. «Vuol dire – spiega Viscontini – che oltre un impianto su due verificato subisce delle sanzioni. Il motivo di una pecentuale così alta è che il Gse seleziona gli impianti da verificare in base a delle informazioni in suo possesso che fanno prevedere un’alta possibilità di irregolarità».
Tantissime sono le tipologie di criticità che i controlli abitualmente evidenziano: possono andare dai problemi di certificazione dei moduli ad autorizzazioni non corrette, alla certificazione energetica errata. «La severità è molto alta, anche a fronte di questioni minimali o risolvibili si procede con decurtazioni degli incentivi, o completa eliminazione degli stessi».
Al di là e oltre la tematica dei puntuali controlli e delle sanzioni correlate, ITALIA SOLARE sta cercando di intavolare un discorso con il Gse, in modo da supportare in qualche modo coloro che risultano irregolari.
Il tema è stato già oggetto di alcune riunioni tra le due parti. Il decreto di fine 2017 (con le sanzioni “intermedie” che prevedono delle diverse percentuali di riduzione tariffa) è: “A nostro parere, già un primo passo avanti, in quanto prima addirittura ci trovavamo di fronte a un ‘on-off’, o va bene o va male, e nel secondo caso la conseguenza era, nella maggior parte dei casi, la più estrema. Non è comunque ancora abbastanza: anche quel decreto non va bene, in quanto le sanzioni sono eccessive. Ci risulta che il Gse sia più ‘accomodante’ con le famiglie, meno con le aziende: queste avrebbero dovuto – stando al Gestore – essere in grado di organizzare i lavori e tutta la burocrazia conseguente in modo impeccabile. Se così non è stato, sanzioni inevitabili».
Una questione di contesto, e non solo
Il presidente di Italia Solare ricorda: «Ai tempi delle realizzazioni degli impianti che beneficiavano dei contributi in Conto Energia, gli adempimenti burocratici richiesti erano molto pesanti. Le incertezze interpretative erano ugualmente tante, in quanto le normative erano in continuo mutamento. Occorre fare mente locale: il contesto normativo era decisamente impegnativo e i soggetti richiedenti si trovavano, per la prima volta, a diventare produttori di energia elettrica».
Si era di fronte a un primo passo relativo al cambiamento del paradigma energetico: dalla generazione centralizzata si passava a quella distribuita. Semplice da descrivere, complicato da orchestrare. Prosegue il presidente Viscontini: «Nel momento in cui si rende possibile allargare la platea dei produttori di energia, che tra l’altro sono in primis dei consumatori di energia, sarebbe meglio considerare che si coinvolgono soggetti non sempre esperti e strutturati, soprattutto in presenza di normative complicate e spesso incerte». Questa stessa considerazione, che purtroppo non può essere retroattiva, andrebbe tenuta presente «anche quando si parla delle attuali sanzioni».
Si tratta, anche, di un discorso di buon senso e correttezza: «Riteniamo che occorra dare più valore a chi ha deciso di intraprendere la scelta dell’installazione di un impianto fotovoltaico. Questo investimento, tra l’altro, era proprio ciò che serviva allo Stato italiano per aumentare la produzione da rinnovabili e rispettare gli obiettivi comunitari».
Il discorso di Viscontini è chiaro: non si desidera non punire chi ha commesso errori; ma siccome, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di errori venali e in totale buona fede, Italia Solare ha chiesto di prevedere sanzioni pecuniarie anziché riduzioni o, peggio, cancellazioni di tariffa. «A nostro avviso, anche le riduzioni previste dal nuovo decreto non risolvono il problema: ridurre una tariffa del 20% significa, la maggior parte delle volte, mettere in crisi il business plan di un progetto: in concreto, rendere molto difficile riuscire a pagare le rate alla banca o al leasing. Figuriamoci se si parla di tagli di percentuali maggiori». Per quanto riguarda, per esempio, i casi di errori di forma, che comunque devono essere sanzionati, l’Associazione suggerisce che comminare sanzioni che mettono in crisi la totalità del progetto, che si traduce in problemi spesso enormi per un’azienda, sia eccessivo. «Riteniamo quindi più corrette delle sanzioni ragionevoli, che vadano da qualche centinaia a qualche migliaia di euro, in base alla tipologia dell’errore».
Il valore intrinseco del fotovoltaico
Quanto appena raccontato non deve comunque scoraggiare, né deve allontanare dalla bontà, serietà e utilità degli impianti fotovoltaici. Il nostro Paese ha saputo, in passato, installare impianti sfruttando gli incentivi, portando la quota di energia prodotta da rinnovabili all’8%. Abbiamo fatto crescere il mercato, investito, sviluppato il settore, diminuito il costo degli impianti. Poi qualcosa si è inceppato. «Oggi – spiega Viscontini – la nostra quota di rinnovabile da fotovoltaico è pari a sei-sette volte di meno di quella prodotta dalla Germania; la metà della Svizzera, un terzo dell’Olanda. Viene spontanea la domanda: perché non crederci? Perché non investire in un impianto che costa ormai poco e che prevede detrazioni Irpef per il residenziale? Speriamo che l’Italia riprenda a installare, e che si ricominci a parlare del settore in modo positivo».