26 Ottobre 2017

Quanta produzione energetica perde un impianto per effetto del soiling?

Ottimizzare la produzione di un impianto fotovoltaico è un fattore sempre più importante. Le cause di perdite sono varie, quali problemi elettrici, invecchiamento dei moduli, ombreggiamento, elevate temperature e l’effetto soiling, oggetto del presente articolo poiché è un fattore di disefficienza potenzialmente recuperabile.
Esiste una chiara difficoltà nel quantificare la mancata produzione elettrica per effetto del soiling, che risiede nel fatto che si tratta di un fenomeno molto variabile, sito-specifico e dipendente da fattori ambientali inquinanti differenti per ogni area geografica del pianeta. Essa può raggiungere valori anche del 25%, come calcolato da un recente studio “Large Reductions in Solar Energy Production Due to Dust and Particulate Air Pollution”, pubblicato sulla rivista QualEnergia, soprattutto in zone con condizioni ambientali critiche come quelle desertiche, dove l’accumulo di sabbia provoca l’oscuramento parziale o totale delle celle. Il maggior danno economico ricade sicuramente sugli impianti di maggiori dimensioni, i quali perdono ingenti somme di denaro anche a fronte di una disefficienza minima.
Non esiste una risposta univoca per affrontare il problema della manutenzione e del recupero della disefficienza degli impianti fotovoltaici: generalmente è diffuso adottare un piano periodico di pulizia. Se pur importante, questa soluzione non fornisce una risposta soddisfacente, in quanto i pannelli, una volta puliti mantengono i benefici solo per un tempo determinato, spesso molto breve.
Dalle ricerche iniziate nel 2010 nell’Università di Bologna sotto la guida del Prof. Norberto Roveri, è stato invece sviluppato il prodotto nanotecnologico Pannel Plus®, partendo da una sintesi innovativa, esclusiva e brevettata del Biossido di Titanio, per applicazione specifica sul pannello fotovoltaico.
I risultati ottenuti in varie parti d’Italia variano dal 3-4% al 18% di recupero di efficienza nella produzione di energia. Diventa quindi impossibile standardizzare il dato atteso, prescindendo dalla conoscenza del sito di localizzazione e dalla sua caratterizzazione ambientale, che tiene conto delle varie dinamiche di soiling oltre che delle caratteristiche tecniche dell’impianto.

E’ esattamente per questo motivo che abbiamo iniziato a sviluppare un modello predittivo di calcolo; in questo modo siamo in grado di fornire una risposta più obiettiva ai nostri clienti su quanto potrebbe essere il loro guadagno e il tempo di break even per l’investimento effettuato. Sicuramente zone ad elevato inquinamento ambientale ed impianti con valori di Performance Ratio inferiori all’80%, hanno dimostrato percentuali di recupero d’efficienza produttiva significativamente più elevate”, spiega Andrea Pezzoli, CCO di DIVE Group.

A titolo di esempio, facendo una proiezione su un impianto di 1 MW, sito in Puglia in zona industriale con 1889 ore d’irraggiamento medio annuo, tariffa del conto energia di 0,31 Euro/kWh, è possibile stimare, partendo dall’analisi dei dati storici e dalla caratterizzazione ambientale sito-specifica, attraverso le valutazioni effettuate dal modello di calcolo sviluppato da DIVE Group, una perdita produttiva dovuta al soiling di circa il 7,25% annuo. Il modello ci consente quindi di determinare la performance attesa nel biennio rispetto all’utilizzo di Pannel Plus® pari ad un incremento del +6,91%, corrispondente a +196,04 MWh ed un guadagno economico di 55.130 Euro, con break even al 5° mese.

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