Fotovoltaico e agricoltura

Fotovoltaico e agricoltura una sinergia vincente

Aurelio Cupelli per ITALIA SOLARE

Solitamente le società del comparto energetico ricercavano terreni agricoli marginali, improduttivi, quelli che il proprietario, quasi mai agricoltore, non vedeva l’ora di poter vendere o mettere a reddito. Poi qualcuno ha pensato di poter utilizzare quel suolo per riattivarne l’uso agricolo, oggi invece le imprese del comparto energetico stanno ricercando prima ancora che dei buoni terreni, delle buone imprese agricole interessate a crescere, che vedono nel partner energetico un’occasione per raggiungere i propri obiettivi energetici.

Il tema della coltivazione tra i moduli fotovoltaici, prima ancora che agronomico, è principalmente economico e tecnologico.

Fotovoltaico in agricoltura

Nel tempo tecniche di coltivazione, tipologie di colture e varietà coltivate sono state fatte evolvere per dare risposte alle esigenze economiche dell’agricoltore (riduzione e controllo dei costi di coltivazione) e alla domanda del mercato dell’agroindustria come ai gusti e alle esigenze del consumatore.

Sicuramente a dare una concreta opportunità al coniugare il fotovoltaico alla coltivazione agraria del suolo è stato lo sviluppo dei sistemi fotovoltaici ad inseguimento monoassiale. Con il sistema tracker, costituito da filari di pannelli imperniati su di un asse orientato nord-sud che ruotano durante il giorno da est a ovest, in questo modo non esiste una zona d’ombra fissa sul suolo, ma un’ombra che si sposta sul terreno, come quella del campanile sulla piazza, riducendo la luce diretta del sole sulle colture per alcuni momenti del giorno.

Il problema della luce diretta è reale per molte colture, nel pomodoro ad esempio si hanno danni al frutto per questo molte varietà da frutta sono protette da reti ombreggianti e antigrandine. Le colture erbacee da foraggio è uso coltivarle, in aree collinari, sui versanti esposti a nord per avere una maggiore produzione nei mesi estivi,questo perché l’evapotraspirazione dovuta al forte soleggiamento è il primo fattore climatico inibitore dell’accrescimento vegetale nel periodo estivo, che può essere compensato solo con l’irrigazione.

Dal punto di vista agronomico l’obiettivo dell’agricoltore è sempre stato quello di trovare, in funzione della qualità del terreno, della sua giacitura ed esposizione, la cultivar o la varietà adatta anche in funzione della destinazione commerciale del prodotto.

Nel caso dell’agrivoltaico, ci sono colture più adatte di altre, come la gran parte degli ortaggi, dei legumi e delle colture erbacee da foraggio e risulta particolarmente interessante il connubio con la pastorizia, grazie alla presenza di recinzioni con caratteristiche antipredatorie.

Però, pensare di usare come regola generale e discriminante per lo sviluppo dell’agrivoltaico,  appare riduttiva.  Un impianto fotovoltaico è pensato per funzionare trent’anni ed è progettato andando a utilizzare la migliore tecnologia disponibile. Come possiamo pensare di progettarlo basandoci sui macchinari odierni dal momento che le tecniche di coltivazione e macchinari evolvono rapidamente. Sopraelevare ad almeno 4 metri da terra un impianto vuol dire una maggiorazione di spesa di almeno 300.000 € per ettaro di superficie utilizzata, rispetto a un impianto standard, generando per la parte agricola benefici minimi generati dall’ombreggiamento parziale.

Gli impianti ad inseguimento monoassiale hanno generalmente configurazioni con altezze minime dei pannelli da terra che variano dai 50 agli 80 cm, e con un ingombro di poche decine di centimetri rispetto alla fila dei sostegni, con un asse al di sopra di essi che varia dai 170 ai 280 cm (pannello singolo o doppio) da terra. Operando sulla gestione del movimento dei pannelli (regolando il backtraking) in funzione dello stadio di crescita della coltura e delle rade pratiche agromeccaniche necessarie si possono realizzare impianti la cui altezza e gestione possono essere commisurati alle necessità delle varie colture così che gran parte di quel sovrapprezzo, costituito quasi esclusivamente dal costo del ferro per le strutture, verrebbe risparmiato e destinato alla realizzazione di miglioramenti fondiari quali impianti di captazione e raccolta delle acque per alimentare sistemi d’irrigazione a basso consumo, stalle, laboratori per la trasformazione dei prodotti agricoli, nuovi macchinari,  andando a finalizzare quegli investimenti necessari allo sviluppo delle imprese agricole, che oggi sono possibili solo attraverso i Piani di Sviluppo Rurali regionali che richiedono la partecipazione a bandi lunghi, dall’esito incerto e spesso caratterizzati da poche risorse economiche. L’agrivoltaico potrà generare tanti piccoli piani di sviluppo locali, finanziati dal connubio fotovoltaico e impresa agricola.

Riteniamo che vincolare le semplificazioni per l’agrivoltaico alla sola realizzazione di impianti alti dai 4 ai 6 metri rischia di far concentrare gli attori sull’impatto paesaggistico senza portare un concreto beneficio alle imprese agricole. Dal momento che le imprese energetiche, dovendosi sobbarcare un maggior costo degli impianti (+20-30%) potrebbero ridurre gli investimenti in progetti agricoli. Questa soluzione di fatto prevede invece che i due sistemi, quello fotovoltaico e quello agricolo, siano completamente disgiunti lasciando ciascuno al proprio destino. Siamo sicuri invece che gli impianti vadano progettati, nella loro configurazione spaziale, attraverso una progettazione paritetica della componente agricola e quella fotovoltaica in cui l’altezza e le distanze delle strutture debbano contemperare le problematiche impiantistiche, l’inserimento paesaggistico, la tipologia delle colture programmate, le problematiche colturali magari prevedendo una co-gestione delle lavorazioni e del movimento delle strutture, l’implementazione di tecnologie digitali per il monitoraggio delle colture, la realizzazione dei miglioramenti fondiari necessari allo sviluppo dell’attività agricola favorendo una meccanizzazione appropriata. In questo modo la superficie agricola utilizzata sarà la stessa di quella di un impianto sopraelevato, ovvero sarà possibile coltivare anche sotto alla proiezione dei pannelli, e l’agrivoltaico potrà essere un vero stimolo allo sviluppo del settore agricolo.